di Nicole Valentini Gli abitanti del villaggio di Mirzaolang, nella provincia afghana di Sar-e Pul, sapevano che prima o poi il terribile giorno sarebbe arrivato. In passato il...
di Nicole Valentini
Gli abitanti del villaggio di Mirzaolang, nella provincia afghana di Sar-e Pul, sapevano che prima o poi il terribile giorno sarebbe arrivato. In passato il consiglio provinciale si era più volte riunito nel vano tentativo di sollecitare il governo centrale ad intervenire prima che fosse troppo tardi. I villaggi limitrofi erano già in mano ai Talebani ed era solo questione di tempo prima che raggiungessero anche il villaggio di Mirzaolang, e così è stato. Sabato notte, centinaia di Talebani provenienti dalle province di Ghor, Faryab, Badghis e Jawzjan si sono riuniti sotto il comando di Sher Mohammad Ghazanfar, famigerato comandante locale Talebano, e dopo aver chiuso tutte le strade che conducevano al villaggio, hanno iniziato ad ucciderne gli abitanti.
Fonti del governo sostengono che si sia trattato di un’operazione congiunta tra ISIS e forze Talebane, nonostante queste ultime abbiano negato e nonostante molti siano scettici circa la presenza di Daesh nel Paese, tra di essi anche l’ex capo dei servizi segreti afghani Amrullah Saleh e il generale americano John Campbell, il quale nel 2015 aveva affermato che molti Talebani, delusi dall’andamento della guerra, hanno semplicemente deciso di rinnovare la propria immagine autodefinendosi membri dell’ISIS. In un’intervista alla CNN, Campbell ha anche aggiunto che “questo rebranding è soprattutto un tentativo di attirare l’attenzione mediatica, attrarre maggiori risorse e aumentare le possibilità di reclutamento di nuovi guerriglieri”.
A nulla è valso il disperato tentativo delle forze di sicurezza locali di fermare l’avanzata talebana. Dopo 48 ore di intenso scontro a fuoco e dopo innumerevoli e inascoltate richieste di rinforzo al governo centrale, i soldati sopravvissuti non hanno avuto altra scelta se non quella di abbandonare il terreno al nemico. I Talebani sono così entrati nel villaggio, hanno raggruppato i civili e hanno iniziato ad ucciderli indistintamente. I resoconti dei sopravvissuti che sono riusciti a fuggire parlano di terribili crimini di guerra compiuti ai danni di donne, anziani, uomini e persino bambini.
Alcuni di loro sono stati sgozzati, altri fucilati, altri ancora gettati da una rupe. Finora si parla di una sessantina di vittime, ma si teme che le stime siano destinate a salire. Oltre ai civili uccisi, almeno 150 famiglie e 47 ragazze sono state prese in ostaggio dai Talebani. Si teme che le ragazze siano state rapite per essere sfruttate come schiave dai combattenti. In un comunicato ufficiale, l’ambasciatore NATO Cornelius Zimmerman ha condannato l’accaduto e ha espresso grande preoccupazione circa la sorte degli ostaggi.
#NATO SCR very concerned about reports of civilians killed in Sar-e Pul. Violence and destruction stand in the way of Afghanistan’s future. pic.twitter.com/nJ8UjQfQvm
— NATO in Afghanistan (@NATOscr) August 7, 2017
Mukhtar Wafayee, giornalista investigativo Hazara, è riuscito a contattare telefonicamente Mohammad Zaher Wahdat, governatore della provincia di Sar-e Pul, il quale ha affermato di aver fatto tutto il possibile per salvare la popolazione, pregando senza successo il governo centrale di inviare rinforzi urgenti prima, durante e dopo il massacro. Il governatore ha anche aggiunto che i Talebani hanno proibito alla popolazione locale di seppellire i propri cari e che per questo motivo i cadaveri si trovano ancora privi di una degna sepoltura per le strade del villaggio. Non è la prima volta che i Talebani attaccano un villaggio o un’intera provincia per ottenerne il controllo, ma la ferocia utilizzata in quest’attacco può essere compresa solo alla luce di un profondo odio etnico. Gli abitanti del villaggio di Mirzaolang, infatti, così come le vittime dell’efferato crimine, appartengono all’etnia Hazara, un’etnia contro la quale i Talebani si sono sempre accaniti con particolare ferocia, come dimostrano i terribili massacri perpetrati ai loro danni nel corso degli anni.
Nel frattempo la sorte delle 150 famiglie e delle 47 ragazze ancora in mano ai Talebani rimane pericolosamente incerta, mentre il governo centrale di Ashraf Ghani sembra non aver alcuna intenzione di intervenire per salvare i suoi cittadini.
La crudeltà di questo crimine di guerra e l’inazione del governo di fronte ad esso, hanno spinto molti giornalisti e attivisti a lanciare una campagna su Twitter con l’hashtag #MirzaOlangMassacre al fine di fare pressione sul governo afghano affinché intervenga almeno per liberare i sopravvissuti presi in ostaggio.
Ultimo aggiornamento: alcuni ostaggi sono stati liberati, mentre altri si trovano ancora nelle mani dei terroristi
Aggiornamenti a seguire nelle prossime ore