Di Basir Ahang Il Parco Victoria nel centro della città di Atene, capitale della Grecia, assomiglia a un campo dietro la linea di un fronte di guerra. Questo...
Di Basir Ahang
Il Parco Victoria nel centro della città di Atene, capitale della Grecia, assomiglia a un campo dietro la linea di un fronte di guerra. Questo parco è diventato ormai l’unico rifugio per le migliaia di richiedenti asilo che in questi ultimi sei mesi sono arrivati in Grecia.
Con l’inverno alle porte tuttavia, non è più possibile trascorrere la notte al parco e centinaia di persone sono ora alla ricerca di case abbandonate e rifugi di fortuna. Il rischio di assiderazione per molti di loro è purtroppo concreto.
La maggior parte di queste persone è rappresentata da famiglie con almeno tre figli a carico. Sui loro corpi sono ancora ben visibili le cicatrici causate dai colpi inferti loro dalla polizia greca e dai numerosi gruppi di nazionalisti che imperversano nel paese.
I richiedenti che hanno trovato rifugio nel parco stanno quasi tutti aspettando che le loro pratiche vengano legalmente elaborate dall’UNHCR, affinché possano arrivare in maniera più sicura in qualche altro paese europeo, altri invece tentano di fuggire illegalmente quando comprendono che le loro richieste d’asilo non verranno mai accettate. Tra questi, alcuni dicono di essere costretti a emigrare a causa della mancanza di sicurezza per la loro vita, altri a causa della povertà e della disocuppazione, altri ancora, dicono di aver abbandonato il paese per assicurare un futuro ai loro figli.
Difendi te stesso
Come si evince da innumerevoli testimonianze, il governo greco non protegge affatto queste persone, e quando qualche sfortunato viene malmenato da gruppi nazionalisti la polizia non interferisce mai. Zulmay, un rifugiato afghanistani che è stato più volte picchiato da uno di questi gruppi in Grecia, racconta che si era recato dalla polizia con la testa sanguinante per denunciare il fatto, ma l’unica risposta che ha ricevuto è stata che avrebbe dovuto difendersi da solo.
Ma Zulamay sa che non è una buona idea essere coinvolti in una disputa fisica con queste persone e sa anche che la situazione per loro stia peggiorando di giorno in giorno.
Il Dr. Younus Mohammadi, responsabile della Comunità degli afghanistani ad Atene afferma che se non verrà prestata la giusta attenziona ai richiedenti asilo in Grecia, ci si ritroverà ad affrontare una catastrofe umanitaria.
Secondo Mohammadi il numero crescente di richiedenti asilo provenienti da diversi paesi in Grecia, ha provocato un’enorme pressione sul governo greco, e questo proprio mentre l’ultima crisi economica ha fortemente destabilizzato il paese.
Egli inoltre afferma che sulla base delle statistiche del Ministero dell’Interno greco, nel corso degli ultimi sei mesi, ogni sessanta giorni persone fuggite dall’Afghanistan sono entrate in Grecia, mentre già altre centinaia di persone in questo paese non avevano mezzi economici o le possibilità per recarsi altrove.
Il Dottor Mohammadi lavora come medico presso l’ospedale di Atene e sostiene che la maggior parte dei richiedenti asilo non registra il proprio nome agli uffici di polizia perché nessuno vuole rimanere in Grecia, in questo modo chi non è registrato non può usufruire di assistenza medica e nemmeno essere coperto dai servizi di assistenza sanitaria.
Su migliaia di richiedenti asilo afganistani, infatti, solo 58 famiglie hanno ricevuto finora una tessera sanitaria; inoltre, la maggior parte di queste persone per arrivare in Grecia hanno dovuto affrontare un viaggio molto pericoloso in cui la loro vita è stata più volte messa a repentaglio e necessiterebbero per questo di cure e di un sostegno psicologico adeguati.
Anche il numero di persone dipendenti da sostanze stupefacenti è in aumento e a tal proposito il Dottor Mohammadi aggiunge: “centinaia di richiedenti asilo afganistani sono dipendenti da sostanze stupefacenti, molti di loro abbandonano la famiglia ed iniziano una vita di vagabondaggio per le strade della capitale. Tra di essi vi sono anche dei casi di persone sieropositive.”
Il lavoro minorile di Atene
I bambini sono purtroppo le vittime principali di questa situazione e le loro condizioni di vita sono estreme, non solo non hanno accesso alle cure mediche ma molti di loro soffrono anche di malnutrizione. Al parco Victoria d’estate non è raro vedere bambini magrissimi con la pelle bruciata dal sole. Zahra, una bambina di otto mesi, è una di questi. Masooma, sua madre, dice: “non abbiamo nessun rifugio in cui vivere, per questo motivo io e mio marito giriamo per le strade e per il parco tutti i giorni con la nostra bambina, e di notte dormiamo sul tetto di un hotel di proprietà di un afgano pagando due euro al giorno, ma ora che il freddo è arrivato non sappiamo davvero più dove andare”.
Vi sono altri bambini, invece, che sono costretti dai loro genitori a vendere oggetti per racimolare qualche soldo. Fareed di otto anni e Hamyoon di undici, sono due di questi bambini. Li vedi camminare tutto il giorno vicino al Politecnico di Atene mentre cercano di vendere fazzoletti ed altri piccoli oggetti ai passanti.
Solo quando hanno guadagnato almeno quindici euro in una giornata possono finalmente tornare a casa. Fareed e Homayoon sono fratelli e dal loro lavoro dipende la sopravvivenza di una famiglia composta da nove membri, arrivati ad Atene sei mesi fa.
Homayoon dice che il loro padre è dipendente da sostanze stupefacenti e non lavora, per questo motivo se tornano a casa senza aver guadagnato abbastanza, lui li punisce.
Bambini abbandonati
In aggiunta a tutti questi problemi, alcune delle famiglie che non hanno abbastanza soldi per potersi permettere di andare in qualche altro paese europeo, abbandonano i loro figli in Grecia per intraprendere il viaggio da soli.
Younus Mohammadi afferma: “fino ad ora ci sono stati dodici bambini abbandonati dai loro genitori. I bambini sono ora protetti dall’Associazione greca “Child Smile”, ma non sono in grado di rintracciare i loro genitori. L’età di questi bambini va dai 9 ai 13 anni, tutti quanti psicologicamente soffrono molto e se non gli verranno subito prestate le cure adeguate questi bambini potranno avere davanti a sé problemi molto seri in futuro.”
Sulla base delle statistiche del GCR (Greece Immigration Administration), 30 000 richiedenti asilo afganistani sono entrati in Grecia lo scorso anno, mentre il governo greco ha concesso lo status di rifugiato solo a 52 di loro.
Abuzar Jalali, un richiedente asilo che ha appena ottenuto il suo status di rifugiato in Grecia, ha detto che solo dopo otto mesi di dura lotta e scioperi della fame la sua richiesta d’asilo è stata esaminata dalle autorità greche.
Anche l’ UNHCR ed altre organizzazioni per i diritti umani hanno criticato il governo greco per la sua negligenza e per i maltrattementi nei confronti dei richiedenti asilo.
E’ necessario che le istituzioni greche preposte e le organizzazioni umanitarie prestino attenzione ad una situazione che affligge migliaia di persone e le cui vittime principali sono purtroppo come sempre i bambini. La crisi economica che ha colpito il paese è certo un grave problema ma non deve essere considerata una giustificazione per la sospensione dei diritti umani in atto in Grecia da ormai troppi anni.