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Di Evelina Colavita Come tutti gli anni, anche quest’anno il mio viaggio in Afghanistan è iniziato sotto dei pessimi presagi. Una settimana prima della mia partenza una collaboratrice...

Di Evelina Colavita

Come tutti gli anni, anche quest’anno il mio viaggio in Afghanistan è iniziato sotto dei pessimi presagi. Una settimana prima della mia partenza una collaboratrice di Care International è stata rapita a Kabul ed una giornalista afghana è stata uccisa per strada in pieno giorno. Nonostante questi fatti decido di partire perché so bene che il mio viaggio mi porterà nel Hazarajat, dove si trovano tutti i nostri progetti e dove regnano la pace e la povertà. Fino a Zia Chog, inizio del territorio tribale Hazara, le macchine viaggiano senza le insegne di Shuhada, perché Maidan Shahr, la zona che è attraversata dalla strada per Bamyan, è territorio dei pashtun e quindi l’attenzione non è mai troppa.

L’antico conflitto tra Pashtun e Hazara è tuttora vivo, nonostante il fatto che Karzai, un rappresentante dell’etnia pashtun, sia uscito vincitore dalle elezioni presidenziali dello scorso ottobre. Kabul è lontana dalle menti della popolazione di campagna e gli hazara non sono visti come pari da pashtun e tadjiki, da quando nel 19° secolo gli hazara sono stati sottomessi e portati come schiavi a Kabul. Essi sono sottorappersentati nell’attuale governo e dispongono solo di pochi ministeri marginali anche se il loro candidato Mohaqiq è arrivato terzo alle elezioni. In Afghanistan il voto è dettato dall’etnia e gli hazara sono per numero la terza popolazione del paese. Le elezioni parlamentari sono state fissate per il mese di settembre 2005 e penso che non si svolgeranno in modo così pacifico come quelle presidenziali, perché si tratta di trovare una rappresentanza effettiva e l’assemblea legislativa avrà poi effettivamente un 20% di rappresentanti hazara.

La mia prima meta è Yakawlang, dove l’anno scorso finanziavamo 5 scuole con un totale di 525 studentesse e studenti. Nel 2005 4 delle 5 scuole sono gestite dallo Stato e noi ci occupiamo solamente ancora della scuola nella sperduta valle di Sare Qul. La scuola è frequentata da 135 bambine e la direttrice, che è al settimo mese di gravidanza, cammina ogni giorno due ore tra il suo villaggio e la scuola. Lo sviluppo in Afghanistan procede lentamente, ma procede, e non solo l’albergo di lusso dell’Agha Khan, il famoso Serena Hotel, è prossimo all’ultimazione, ma lo Stato si accolla pure man mano le spese dell’istruzione della popolazione maschile e femminile.

Questo sviluppo non ha ancora raggiunto i distretti remoti dello Sharistan e del Balkhab. Nello Sharistan finanziamo tuttora scuole per 3500 bambini e bambine e nel Balkhab ci sono 2 scuole con 400 bambine. Le strade, o meglio le piste, sono in pessimo stato dopo le abbondanti nevicate dell’inverno e le torrenziali piogge della primavera. Pertanto non è possibile raggiungere i due distretti. Per Balkhab addirittura sarebbe necessario un tragitto a cavallo di 10 ore perché due ponti non sono più transitabili. Inoltre, il distretto di Balkhab è scosso da disordini; la popolazione ha fatto ricorso alle armi contro il governatore Fahimi.

Nonostante le immagini romantiche di idilliaco rurale, dove i contadini arano i campi con i buoi, dove pascolano le mandrie di pecore e le donne impastano lo sterco per le costruzioni e per la combustione, l’Afghanistan è un paese irrequieto con una storia recente tra le più sanguinose, dove la popolazione non si fida delle istituzioni. Come potrebbero fidarsi delle istituzioni i cittadini afghani se nel passato ha sempre vinto il più forte e la giustizia esisteva solamente per chi se la faceva da sé?

Da Yakawlang il viaggio mi porta nei distretti di Lal e di Ser-e-Jungle nella provincia di Ghor. L’inverno scorso questi distretti sono stati isolati per alcuni mesi e si parla di 800 morti per via delle abbondanti nevicate. Nel nostro ambulatorio di Lal nel 2004 sono stati curati 13’000 pazienti circa. L’ostetrica di Lal insegna al corso di TBA (ostetriche di base) finanziato dall’8×1000 della tavola valdese. 180 donne saranno formate per assistere ai parti. Gli ambulatori offrono inoltre vari metodi anticoncezionali, ivi inclusa la spirale. In questo paese il controllo delle nascite è un argomento sentito perché sempre più uomini e donne si rendono conto che non possono allevare figli all’infinito. Ciònonostante in ogni famiglia serve almeno un figlio maschio che sopravvive fino all’età adulta, perché solo lui si potrà occupare della fattoria e dei genitori anziani, visto che le figlie si sposeranno ed andranno a vivere nelle famiglie dei mariti.

L’ambulatorio di Ser-e-Jungle si trova lontano dalle piste di collegamento. In questo posto sperduto, nel 2004 sono state curate circa 10’700 persone. Anche qui si tiene un corso TBA. Proseguo per Panjao dove l’anno scorso abbiamo finanziato scuole per 412 alunne e quest’anno il numero è raddioppiato. Panjao si trova ad un bivio tra le provincie di Ghor, Daikundi e Wardak. Il locale edificio dell’UNAMA è protetto da blocchi di cemento e filo spinato contro eventuali attacchi suicidi. Sembra strano che io possa dormire senza alcuna protezione armata nell’edificio amministrativo di Shuhada, ma questo fatto sta a confermare che Shuhada, l’organizzazione della dottoressa Sima Samar nelle zone tribali degli hazara, è un’istituzione.

Da Panjao il viaggio continua verso la provincia di Wardak e poi Ghazni, distretto di Nahoor. Il villaggio dove si trova il nostro ambulatorio si chiama Khawat e qui nel 2004 sono stati trattati circa 13’000 pazienti. Il medico incaricato guadagna 100 USD al mese. I malati, dietro pagamento di un ticket di 45 afghani (1 USD = 50 afghani), vengono visitati e curati. Il ticket comprende il costo delle medicine. Chi non si può permettere di pagare il ticket viene curato gratuitamente. I costi di gestione di uno di questi ambulatori ammontano a circa 20’000 USD annui.

Attraversando un enorme altopiano raggiungo la provincia di Ghazni, distretto di Jaghori. L’altopiano quest’anno è un prato fiorito immenso ed è circondato da cime innevate. Questo quadro idilliaco non mi può ingannare. L’anno scorso, esattamente in questo periodo, il medesimo luogo è stato scenario di battaglie cruenti tra i sedentari hazara e i nomadi kuci. Nel 2004 la piana, prima delle abbondanti nevicate e piogge dell’inverno passato, era stata una distesa di sale e di sabbia e si combatteva per i diritti di pascolo. Quest’anno non si vedono nomadi kuci anche se ci sarebbe pascolo in abbondanza per le mandrie di pecore, cavalli e cammelli.

Jaghori è il centro vitale dei progetti di Shuhada. Ci sono un ospedale a due piani con una cinquantina di letti, che è stato costruito nel 1989 e da allora cura i malati che arrivano pure da province lontane, e un orfanotrofio la cui costruzione è stata finanziata dalla provincia di Bolzano. L’orfanotrofio si sviluppa su un ampio terreno circondato da un alto muro e offre delle comodità, ad esempio, una stanza da bagno riscaldata dal forno della cucina. L’edificio è stato creato per accogliere 100 orfane che a gruppi di 5 o 6 formeranno delle nuove “famiglie” insieme ad una vedova che si prenderà cura di loro.

Le ragazze frequentano la scuola femminile di Jaghori che dispone addirittura di uno scuolabus. Questa scuola è finanziata da noi ed è frequentata da circa 2000 ragazze ed offre la possibilità di ottenere un diploma di maturità dopo il 12° anno. Ottenere il diploma era possibile pure durante il regime dei taleban. La direttrice della scuola, che dirige la scuola da 11 anni, volentieri racconta delle piccole astuzie con le quali ha ingannato i taleban analfabeti.

A due ore di macchina da Jaghori si trova la scuola femminile di Tabqus che è frequentata da 675 alunne. La Signora Margret Bergmann di Bolzano finanzia la gestione della scuola grazie agli introiti del suo libro che quest’anno uscirà pure in italiano. La scuola di Tabqus è ospitata in due edifici troppo piccoli per tutte queste ragazze e mi auguro di poter trovare i fondi alfine di costruire un vero edificio scolastico. L’ultima tappa mi porta a Sari Ab dove si trova un grande ambulatorio che era stato costruito da Médecins sans frontières e che dal 2002 è sotto gestione di Shuhada e finanziato da noi. A Sari Ab nel 2004 sono stati visitati circa 14’000 pazienti. Purtroppo non ho avuto il tempo di visitare la nostra scuola Rabia Balkhi a Quetta in Pakistan. La scuola è frequentata da circa 500 bambine e bambini, profughi afghani.

Finanziamento dei nostri progetti

Omid Onlus e Solidarietà Ticino Afghanistan finanziano tutti questi progetti grazie a donazioni di privati e adozioni a distanza. Entrambe le associazioni si basano sul volontariato e nessuna spesa amministrativa viene dedotta dalle donazioni. Gli ambulatori sono finanziati grazie alle partecipazioni annue di donatori che ammontano a 200 Euro o 320 Frs.

Le adozioni a distanza sono simboliche. L’importo di 150 Euro o 240 Frs. va direttamente a sostegno del progetto e non viene consegnato né alla/al bambina/bambino né alla sua famiglia. A titolo simbolico, la madrina o il padrino ricevono una foto e un disegno. Le scuole si trovano in zone remote e poverissime, pertanto non è possibile uno scambio epistolare con le bambine.

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